Il poema epico

In tre sessioni di lavoro abbiamo letto in classe il libro Sigfrido e i Nibelunghi, un classico della letteratura che ha origini lontane e leggendarie. Una storia avvincente.

Durante la lettura, capitolo dopo capitolo, abbiamo analizzato lo scheletro della trama, tracciando linee per definirne il ritmo: abbiamo concordato di segnalare ogni “picco”, ogni “colpo di scena”, ogni “entrata in gioco” con delle montagne, e di evidenziare le parti descrittive, ma anche quelle funzionali a portare avanti la storia nel tempo con linee rette “a valle”. L’abbiamo chiamata “la linea della storia”.

Con l’aiuto di questa schematizzazione, è stato semplice per tutte e per tutti rielaborare e sintetizzare i fatti puntata dopo puntata, prima di procedere con la lettura.

Per i personaggi principali abbiamo deciso di sfruttare lo schema “tutto in una mano”: in questo modo abbiamo fissato le informazioni principali per caratterizzare e presentare i protagonisti.

Al termine della lettura, come facciamo per ogni libro letto, siamo passati alla scrittura di un “onepage”.

Durante la lettura sono state diverse le “tappe riflessive” che ci hanno portati a discutere e a confrontarci.

Alcune domande che hanno funzionato da starter:

  • La differenza tra gelosia e invidia?
  • Come scegliere tra un marito da vendicare e un fratello assassino? Conta di più l’amore o il “sangue”?
  • E’ giusto vendicarsi oppure no?
  • Disubbidire è sempre una cosa sbagliata?
  • Vale la pena rischiare la vita per la ricchezza e il potere?
  • Che fine avrà fatto il nano? E il sacerdote? (Due tra i pochissimi personaggi, tra l’altro secondari, che alla fine si sono salvati)
  • Come mai una storia così crudele, fatta di continue morti e stragi, è sopravvissuto fino ad oggi?

Capite bene quanto abbiamo parlato, quanto abbiamo fatto scricchiolare i neuroni e spremuto le meningi.

E quanto ci siamo divertiti!

#solocosebelle