Questa mattina visita di un bel gruppone di insegnanti inglesi durante la lezione di italiano. A un certo punto, una di loro ha chiesto ai bambini: “Usate spesso la tecnologia?” E i bambini in coro hanno risposto: “Sempre!”. Gli insegnanti inglesi hanno riso, si sono anche stupiti, forse, non lo so. Ho sentito però il bisogno di far raccontare ai miei ragazzi e alle mie ragazze quali tecnologie usiamo e in che modo. Le foto restituiranno qualche impressione, ma la sintesi è che la tecnologia che ci piace è quella che serve. Quella utile alla didattica. Quella che, per esempio, ci aiuta a insegnare a scrivere bene. Da anni con Ivan Sciapeconiriflettiamo su questi temi: abbiamo scritto e prodotto tanto, anche a livello editoriale. In una attività come quella di questa mattina, per esempio, internet ci è servito per visualizzare la casualità dei gruppi cooperativi; il nostro software, Percorsi di scrittura con la LIM, ci è servito per coordinare le osservazioni e il confronto sui diversi contributi dei gruppi; il Big Pad ci è servito poi per correggere insieme quanto scritto dai singoli bambini sul quaderno, i QR code ci sono serviti per allenarci con la grammatica in modo divertente, veloce e ludico. Tutti insieme. La tecnologia ci serve per stare tutti insieme, in classe, nessuno fuori a sentirsi speciale, ma tutti normalmente diversi dentro l’aula. La tecnologia ci serve per visualizzare ciò che facciamo e diciamo, per raccogliere tutti i nostri contributi in modo immediato e chiaro. La tecnologia che ci piace semplifica la vita a tutti, bambini e insegnanti. Quella che la complica a nostro avviso è inutile, nella didassi. La tecnologia che ci piace è inclusiva, dà spazio alla creatività, sviluppa competenze, ci fa vivere nel presente e in contatto con il mondo reale. Quindi è vero, usiamo molto la tecnologia, quella che ci serve e ci piace! #solocosebelle