L’inclusione si fa con i fatti, non con le parole.
Ma se le parole sono la chiave per fare inclusione, allora tutto diventa naturale, bello e necessario.
Abbiamo letto e visto alla LIM un albo meraviglioso e potente, La grande fabbrica delle parole.
In classe è inserito un bambino che comunica con la CAA.
L’inclusione è reale quando succede che l’attenzione a ogni diversità non è posta solo dagli adulti, ma da tutte le parti del corpo-classe. Così succede che proprio i bambini e le bambine chiedano di poter riscrivere la storia, bellissima, per il loro compagno, che l’ha ascoltata, certo. Ha anche potuto ammirare le illustrazioni. Ma non potrebbe rileggerla da solo.
Ovviamente si prende la palla al balzo: ottima idea!
Come fare?
L’ho raccontato in un altro articolo (Quando la grammatica è un gioco inclusivo).
Ecco quello che succede quando l’inclusione è nei fatti e nelle parole!
#solocosebelle